Studio per lo sviluppo di un programma di microcredito per detenuti ed ex detenuti della C.C. di Bologna

 Progetto concluso (2015-2016)

Le statistiche hanno dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio, che il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa, ha un tasso di recidiva contenuto molto basso (circa il 28%), mentre chi sconta la pena in carcere torna a delinquere con una percentuale del 68% (Leonardi, 2007).

Questi risultati sono molto suggestivi, tuttavia potrebbero essere condizionati dal fatto che, ad accedere ai benefici penitenziari, sono proprio i detenuti con minor rischio di recidiva, selezionati appositamente in seguito ad una serie di valutazioni approfondite basate sulla loro affidabilità.

© Gianni Berengo Gardin – Fondazione Forma per la Fotografia

Risultano, invece, più difficili da mettere in discussione i dati che registrano l’abbassamento del tasso di recidiva tra i detenuti che hanno la possibilità di lavorare e di imparare un mestiere durante gli anni di reclusione: di questi solo il 10-12% torna a commettere nuovi reati. Nell’esperienza concreta di alcune cooperative sociali si è registrato addirittura un rischio di recidiva dell’1% laddove la misura alternativa al carcere venga accompagnata anche da un reinserimento lavorativo
Dati estratti da: “GD Padova” (Giuristi Democratici), Linee guida relazione, 11/03/2010.

L’implementazione di un programma di microcredito specifico per la popolazione carceraria potrebbe rappresentare una strategia vincente in grado di offrire un contributo concreto al reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro e all’interruzione del circolo vizioso della recidiva. Tali programmi si propongono di coinvolgere direttamente il detenuto nel suo personale processo di reinserimento a partire da un’assunzione di responsabilità e di valore nella ricostruzione di sé. Il sostegno alla progettazione di percorsi formativi (educativi e professionalizzanti) orientati all’imprenditorialità già all’interno del carcere, potenzierebbe la funzione rieducativa dell’intero apparato carcerario e offrirebbe agli ex detenuti l’opportunità di usufruire di servizi di accompagnamento all’autonomizzazione e al reinserimento nel tessuto sociale e produttivo. L’indagine condotta ha portato alla luce le innumerevoli iniziative formative attivate, nel corso degli anni, presso la CC Dozza e l’IPM di Bologna, facendo emergere come, alcune volte, “ le tipologie di percorsi innovativi proposti nelle carceri si rivelino come esperienze di passaggio, frammentarie”  (Benelli 2008). La mappatura dei percorsi formativi svolti presso la CC Dozza di Bologna e l’IPM, ha evidenziato diversi progetti di alta qualità in grado di offrire competenze professionali spendibili nel contesto lavorativo esterno, anche attraverso lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali. Tra le buone pratiche si rilevano il progetto RAEE avviato dal 2009, FID attivato nel 2012, il laboratorio sartoriale Gomito A Gomito iniziato nel 2010, Coltivare Cittadinanza avviato ad aprile 2014, Intra-Logos nato nel 2014. Il progetto propone la costruzione di una filiera produttiva che colleghi il detenuto con il mondo sociale e lavorativo esterno superando così i limiti e le criticità che caratterizzano il delicato passaggio tra dentro e fuori dal carcere.

Nel percorso di ricerca sono state realizzate molteplici interviste :

Valerio Monteventi, Fare impresa in Dozza (FID); Martino Colombo,  Gomito a Gomito; Valerio Guizzardi, Associazione Papillon Rebibbia e Cooperativa Sociale Croce Servizi; Dario Audiello, Centro per l’impiego Provincia di Bologna; Gaetano Vuozzo, Sportello carcere, Provincia di Bologna; Stefano Cuppini, Cooperativa Sociale Cefal; Paola Piazzi, Centro Poggeschi per il Carcere; Armando Reho, Ufficio detenuti e trattamento PRAP Emilia Romagna.

Supervisor: Prof.ssa Luisa Brunori
Ricercatori:

  • Alice Bano
  • Giorgia Bonaga
  • Daniela Tuccio