Grameen Italia lancia la sfida – Social Farming in the Apennines

La nostra sfida

Grameen Italia lancia la sfida Social Farming in the Apennines: una chiamata rivolta a startup, imprese e organizzazioni del terzo settore interessate ad avviare piccole attività agricole o extra-agricole con finalità sociali nell’appennino bolognese.

Un grant di 30 mila euro sarà erogato a chi proporrà la migliore soluzione alla sfida, fino ad un massimo di tre soluzioni eleggibili (senza frazionamento del grant).

L’erogazione del finanziamento avverrà in due tranches distinte: l’80% verrà assegnato in anticipo (entro un mese dalla sottoscrittura del contratto) e il restante 20% al termine di un periodo di sei mesi. Inoltre, per i progetti vincitori verrà realizzato da Grameen Italia un programma di affiancamento per l’implementazione della soluzione.

L’obiettivo della sfida è di promuovere il ripopolamento delle aree montane, percorse da tempo dal fenomeno dell’abbandono, attraverso progetti d’impresa agricola volti all’inclusione sociale e lavorativa di soggetti a bassa contrattualità.

Social Farming in the Apennines fa riferimento al Modello Social Farm ideato da Grameen Italia: un modello d’impresa altamente inclusivo che genera valore economico, ambientale e sociale per tutti i soggetti coinvolti e per la Comunità che ospita le Social Farm (“fattorie sociali”). Il Modello promuove la sinergia tra settore privato profit e non-profit per la costruzione di filiere produttive di qualità nel rispetto della tradizione territoriale e dell’ambiente.

La scadenza per sottoporre la propria candidatura è il 21 dicembre 2017.

Il contesto

La nostra sfida è una delle 30 già online sulla piattaforma Social Challenges Innovation Platform, espressione del progetto europeo Horizon 2020 coordinato da META con i partner European BIC Network (EBN) e Impact Hub, promosso in Italia da Aster.

La piattaforma mira a costruire un ecosistema digitale di sfide sociali e soluzioni per incoraggiare l’interazione tra i settori del Pubblico e del Privato con il fine di co-sviluppare progetti innovativi adatti al mercato e con chiare finalità sociali.

Come partecipare?

È online il testo del regolamento. Possono candidare un progetto, redatto in lingua inglese, le startup, le imprese e le organizzazioni del terzo settore. Si possono presentare anche progetti di gruppo, in un numero non superiore ai 3 soggetti partecipanti. I passaggi da effettuare sono:

  •    Creare un account sulla piattaforma Socialchallenges.eu
  •    Caricare la propria proposta (redatta nei punti richiesti dal regolamento a pag. 7)
  •    Attendere la valutazione di eleggibilità della proposta (criteri a pag. 8 del regolamento)
  •    Una volta accettata la proposta, attendere l’elezione dei vincitori (criteri e punteggio a pag. 9 del regolamento)

È disponibile inoltre una guida in italiano che spiega come caricare il progetto sulla piattaforma Social Challenges.

Speriamo di ricevere varie proposte e rimaniamo a disposizione per chiarimenti all’indirizzo email info@grameenitalia.it.

Global Social Business Summit 2017

Parigi, 4-9 Novembre, 2017

 

“The GSBS brings together people from all over the world who have the strong will and dedication to make our planet a better place”
– Prof. Muhammad Yunus


Con il motto “New wave of hope” (“Nuova ondata di speranza”) è stata lanciata l’ottava edizione del Global Social Business Summit, il forum leader a livello mondiale per le imprese sociali.

Dall’idea di Muhammad Yunus e del suo primo collaboratore Hans Reitz prende vita questo nuovo appuntamento, i cui 3 principali “impegni” saranno:

  • INCLUSIVITÀ
  • MISURAZIONE DEGLI IMPATTI
  • SOSTENIBILITÀ

Portavoce di Grameen Italia all’evento sarà il Prof. Giuseppe Torluccio, Vice Presidente della Fondazione.

L’obiettivo del summit è diffondere la consapevolezza del Social Business, stimolare la discussione e la cooperazione tra gli operatori e le parti interessate. Il GSBS si propone di promuovere le best practice di social business tra le aziende, i governi, gli imprenditori, la società civile e il mondo accademico al fine di comprendere il ruolo delle imprese sociali nel contribuire a creare un mondo senza povertà e disoccupazione.

Ma cos’è il Social Business? Questo breve video aiuta a fare chiarezza:

Il termine Social Business indica un modello di impresa la cui ragione d’essere è la massimizzazione del valore sociale prodotto, vincolata alla necessaria autosufficienza economica. Con le parole di Yunus, un Social Business Modello Grameen è condotto secondo sette principi e coinvolge investitori privati “che hanno a cuore temi come la riduzione della povertà, l’assistenza sanitaria per i poveri, la giustizia sociale, la sostenibilità globale e che, al posto di un puro profitto finanziario, ricercano soddisfazioni di natura psicologica, emozionale e spirituale”.

Il Global Social Business Summit di Parigi avrà luogo dal 4 al 9 Novembre presso l’International University Campus, ospitando un grande numero di scienziati, imprenditori e accademici esperti del settore.

I primi due giorni ospiteranno lo “Young challengers and pioneers meeting” che vedrà protagonisti gli under 35 impegnati in progetti di Social Business. Ampio spazio sarà dedicato al confronto tra “junior” e “senior” del settore, per trasmettere sapere ed esperienze e così tracciare gli orizzonti evolutivi transgenerazionali di questo modello di impresa.


Il “Main Event” avrà luogo il 6 e il 7 Novembre con gli interventi di esperti autorevoli e lo svolgimento di un ampio workshop incentrato sulla gestione di progetti di Social Business.

Infine, gli ultimi due giorni vedranno animarsi la quinta “Social Business Academia Conference”, durante la quale saranno presentati i risultati delle ricerche condotte a livello mondiale nell’ultimo anno sul tema dell’impresa sociale.

Le premesse del GSBS prospettano un evento realmente inclusivo, dove il coinvolgimento trasversale di partecipanti di ogni età e settore appare come il leit motiv dell’iniziativa.

Colloquio Scientifico sull’impresa sociale 2017

XI edizione, Firenze,
26-27 Maggio 2017

Il Colloquio Scientifico nasce dall’esigenza di promuovere percorsi di studio e di riflessione interdisciplinari in grado di cogliere gli elementi di innovazione che caratterizzano l’attuale fase di sviluppo dell’impresa sociale. L’impresa sociale svolge un ruolo sempre più rilevante nel garantire la produzione di beni e servizi che rispondono a finalità di interesse collettivo;

l’obiettivo del Colloqui Scientifico è quello di approfondire le peculiarità di questa particolare forma d’impresa analizzando le caratteristiche e l’evoluzione dei mercati di riferimento, considerando elementi di natura gestionale, di governance, fino alle politiche utili a favorirne lo sviluppo.

Call for session
La fee di partecipazione è di 130 euro (IVA compresa).
Le iscrizioni si apriranno il 29 marzo 2017.
http://irisnetwork.it/attivita/colloquio-scientifico-impresa-sociale/

Inaugurazione di una fattoria didattica e solidale per i richiedenti asilo

Ozzano dell’Emilia,
11 Novembre 2016

L’idea nasce nell’ottica di porre le basi di una imprenditorialità autonoma nel campo agricolo e zootecnico per alcuni giovani richiedenti protezione internazionale, che da sei mesi seguono un percorso di formazione zootecnica presso il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Alma Mater.
L’inaugurazione della Social Farm, a Ozzano dell’Emilia, è stata onorata dalla presenza di S. Ecc. l’Arcivescovo di Bologna Matteo Maria Zuppi e dal Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini.

Il progetto fattoria didattica e solidale nasce da una articolata collaborazione fra Vet for Africa, le Acli di Bologna, l’Asp Città di Bologna, l’Ateneo bolognese con il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie, Oficina I.S., la Fondazione Grameen Italia, PerMicro, il Comune di Bologna (con l’Istituzione per l’inclusione sociale “Don Paolo Serra Zanetti”) e il Comune di Ozzano nell’Emilia.

In particolare, l’idea di avviare una fattoria didattica e solidale, che si deve soprattutto all’impegno personale e professionale del Prof. Arcangelo Gentile, della Prorettrice alle Relazioni internazionali Prof.ssa Alessandra Scagliarini e del Delegato alla disabilità Prof. Rabih Chattat, nasce nell’ottica di porre le basi di una imprenditorialità autodeterminata nel campo agricolo e zootecnico per alcuni giovani richiedenti protezione internazionale, che da sei mesi seguono un percorso di formazione zootecnica presso il Dipartimento di Scienze Mediche Veterinarie dell’Alma Mater.

L’esperienza dei giovani africani si è rivelata, ad oggi, molto positiva: da ciò, la volontà di proseguire la loro formazione in fattoria in tema di allevamento, mungitura e trasformazione del latte. L’intenzione è che questo positivo percorso di inserimento socio-lavorativo non rimanga circoscritto a ciò che è stato fatto finora, ma prosegua e si sviluppi con un meccanismo a staffetta, accogliendo altri giovani richiedenti protezione internazionale che, a loro volta, potranno essere affiancati dai colleghi più esperti. Grazie all’impegno, in diversa misura, dei soggetti partner, il percorso formativo continuerà fino a quando il progetto non diventerà autosostenibile: questo è lo scopo del piano imprenditoriale alla base della Fattoria.

Il progetto ha nella rete di partnership il suo punto di forza: ognuno ha creduto ed investito, in modo differente, nell’idea. L’auspicio è quello di poterlo “esportare” ad altre realtà, proponendolo come modello virtuoso di integrazione, ma anche di creazione di lavoro e di indotto per tutto il territorio.

Guida pratica al microcredito in Emilia Romagna 2013

Progetto concluso (2013)

La Guida Pratica al Microcredito in Emilia Romagna nasce dall’iniziativa della Fondazione Grameen Italia in collaborazione con l’Unione Terre d’Argine e il patrocinio dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna. La guida è destinata sia ai potenziali fruitori delle iniziative di microcredito, sia agli operatori dei servizi sociali, socio-sanitari, educativi ed informativi presenti sul territorio. Di facile ed immediata consultazione, la guida intende offrire agli operatori sociali, uno strumento di lavoro utile per individuare e indirizzare l’utenza verso innovativi canali di inclusione finanziaria e sociale, e ai fruitori, un aiuto concreto per orientarsi nella scelta dei percorsi di microcredito più idonei alle specifiche esigenze.

La guida pratica al microcredito racchiude la descrizione di venticinque programmi di microcredito presenti sul territorio regionale e censiti nel 2013 attraverso la somministrazione di questionari-interviste direttamente agli enti promotori. Tutti i programmi presentati sono destinati a promuovere l’inclusione finanziaria e sociale di soggetti non bancabili e famiglie in condizioni di svantaggio economico.

Ne auspichiamo l’ampia diffusione tra tutti coloro che considerano la pratica del Microcredito come uno strumento di sostegno alla persona, nella convinzione che, affinché esso rappresenti un’opportunità effettivamente fruibile, debba essere concretamente portato alla conoscenza del maggior numero di potenziali destinatari e degli operatori dei servizi pubblici e privati.

Guida pratica al microcredito in Emilia Romagna

Progetto Teaching Social Business I e II edizione

Promuovere il Social Business nelle Scuole secondarie della Regione Emilia Romagna, I e II ed.

(2014-2016) progetto concluso

Il progetto intende promuovere e diffondere il modello del Social Business sviluppato dal professor M. Yunus, Nobel per la Pace nel 2006, tra gli studenti delle Scuole Secondarie di secondo grado della regione Emilia Romagna. Attraverso una teoria e una prassi che valorizzano l’autoimprenditorialità, il progetto stimola negli studenti il processo creativo di risoluzione dei problemi sociali esistenti nella Comunità, lo sviluppo delle capacità personali e l’esplorazione di modelli di business innovativi. Così facendo, si intende prevenire, superare e trasformare lo status di passività, esclusione, marginalità espresso dall’acronimo “NEET generation” (Not in Education, Employment or Training),

attraverso specifici percorsi formativi in grado di fornire una visione complessa della realtà, che prenda in considerazione non solo gli aspetti legati al business in senso stretto, ma anche le implicazioni in ambito sociale, psicologico, relazionale, culturale. La rilevanza della proposta è espressa dalla filosofia a cui ci si ispira, un paradigma che si muove su modelli alternativi a quelli dell’homo oeconomicus e che vede la partecipazione diretta dei giovani in qualità di cittadini attivi e consapevoli e di operatori di cambiamento.

L’offerta formativa

L’offerta formativa nasce come proposta extracurricolare e incoraggia l’adesione degli studenti su base volontaria, tuttavia, su richiesta dei docenti, il corso può essere inserito nella programmazione didattica regolare.La metodologia didattica è esperienziale e prevede lezioni attive ed esercitazioni pratiche (project work, indagini e inchieste sul campo) offrendo ai partecipanti sia uno spazio concettuale di elaborazione, sia gli strumenti operativi necessari a valorizzare risorse e capabilities personali. Al termine della formazione è previsto un concorso finale: il Social Business Event. Gli studenti sono invitati a presentare i progetti di Social Business elaborati durante il percorso formativo. Le idee migliori saranno valutate e premiate da una commissione di esperti. Grazie al sostegno dell’Ufficio Scolastico Regionale, la proposta formativa è stata diffusa a tutte le scuole della Regione coinvolgendo nell’arco di due anni più di 700 studenti e  ben 18 istituti scolastici. L’esperienza formativa è stata inserita nel programma Alternanza Scuola-Lavoro nell’ambito della riforma “La buona Scuola” (107/2015).

Supervisor: Prof. Luisa Brunori
Formatori: Chiara Bleve, Giorgia Bonaga, Luigi De Donno, Carmen Di Benedetto, Sofia Pesci, Sonia Ronsini

Struttura del corso

10 moduli didattici

Durata complessiva di 30 ore

700

Studenti formati

18

Scuole Formate

La ricerca “Faremicrocredito.it”

Progettazione di programmi di microcredito per popolazioni speciali

Progetto concluso (2013-2014)

Con l’intento di comprendere il potenziale di Microcredito in Italia, la Fondazione Grameen Italia ha promosso un lavoro di ricerca interdisciplinare. Il lavoro si è svolto a partire da una raccolta sistematica di dati che ha portato alla individuazione di uno stato generale e delle particolarità che il fenomeno ha assunto nella Regione Emilia Romagna. Attraverso la ricerca sono state identificate quattro popolazioni escluse e/o a rischio di esclusione sociale e finanziaria, per le quali l’applicazione del microcredito, potrebbe implicare un vantaggio consistente. Si tratta di detenuti ed ex detenuti, giovani c.d. N.E.E.T., cittadini stranieri e persone con disagio psichico. Attraverso una simulazione si è cercato di comprendere in che modo e con quali benefici – economici e non solo – si possano immaginare nuovi scenari per gli individui e le comunità applicabili anche nell’ambito delle politiche pubbliche

© Gianni Berengo Gardin – Fondazione Forma per la Fotografia

Fasi di ricerca

Le fasi che hanno accompagnato il processo di ricerca possono essere così riassunte:

  • Definizione dell’identità Microcredito
  • Analisi dell’offerta e della domanda di Microcredito in Emilia-Romagna
  • Identificazione dei possibili target di beneficiari: Giovani e c.d. Neet Generation, cittadini stranieri, ex detenuti e pazienti psichiatrici;
  • Simulazione di un programma di microcredito da applicare alle popolazioni target individuate con studio di efficacia e di efficienza
  • Individuazione di una struttura ottimale per la realizzazione pratica

Gli esiti della ricerca sono reperibili nel testo

Brunori, L., Giovannetti, E., & Guerzoni, G. (Eds.). (2014). Faremicrocredito. it. Lo sviluppo del potenziale del microcredito attraverso il social business in Italia. FrancoAngeli, Milano.

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Gruppo di ricerca

Supervisor: Prof.ssa Luisa Brunori
Ricercatori Senior:

  • Prof.ssa Luisa Brunori (Area Psicologica)
  • Prof. Enrico Giovannetti (Area Economica)
  • Prof.ssa Giovanna Guerzoni (Area Antropologica)
  • Prof. Marco Lamandini (Area Giuridica)

Ricercatori Junior:

  • Dott.ssa Chiara Bleve
  • Dott.ssa Giorgia Bonaga
  • Dott. Daniele Ferraguti
  • Dott.ssa Katherine Hunt
  • Dott.ssa Francesca Pellegrini
  • Dott. Shamimur Rahman
  • Dott. Roberto Guzzo

Microcredito e carcere

Studio per lo sviluppo di un programma di microcredito per detenuti ed ex detenuti della C.C. di Bologna

 Progetto concluso (2015-2016)

Le statistiche hanno dimostrato oltre ogni ragionevole dubbio, che il detenuto che sconta la pena con una misura alternativa, ha un tasso di recidiva contenuto molto basso (circa il 28%), mentre chi sconta la pena in carcere torna a delinquere con una percentuale del 68% (Leonardi, 2007).

Questi risultati sono molto suggestivi, tuttavia potrebbero essere condizionati dal fatto che, ad accedere ai benefici penitenziari, sono proprio i detenuti con minor rischio di recidiva, selezionati appositamente in seguito ad una serie di valutazioni approfondite basate sulla loro affidabilità.

© Gianni Berengo Gardin – Fondazione Forma per la Fotografia

Risultano, invece, più difficili da mettere in discussione i dati che registrano l’abbassamento del tasso di recidiva tra i detenuti che hanno la possibilità di lavorare e di imparare un mestiere durante gli anni di reclusione: di questi solo il 10-12% torna a commettere nuovi reati. Nell’esperienza concreta di alcune cooperative sociali si è registrato addirittura un rischio di recidiva dell’1% laddove la misura alternativa al carcere venga accompagnata anche da un reinserimento lavorativo
Dati estratti da: “GD Padova” (Giuristi Democratici), Linee guida relazione, 11/03/2010.

L’implementazione di un programma di microcredito specifico per la popolazione carceraria potrebbe rappresentare una strategia vincente in grado di offrire un contributo concreto al reinserimento dei detenuti nel mondo del lavoro e all’interruzione del circolo vizioso della recidiva. Tali programmi si propongono di coinvolgere direttamente il detenuto nel suo personale processo di reinserimento a partire da un’assunzione di responsabilità e di valore nella ricostruzione di sé. Il sostegno alla progettazione di percorsi formativi (educativi e professionalizzanti) orientati all’imprenditorialità già all’interno del carcere, potenzierebbe la funzione rieducativa dell’intero apparato carcerario e offrirebbe agli ex detenuti l’opportunità di usufruire di servizi di accompagnamento all’autonomizzazione e al reinserimento nel tessuto sociale e produttivo. L’indagine condotta ha portato alla luce le innumerevoli iniziative formative attivate, nel corso degli anni, presso la CC Dozza e l’IPM di Bologna, facendo emergere come, alcune volte, “ le tipologie di percorsi innovativi proposti nelle carceri si rivelino come esperienze di passaggio, frammentarie”  (Benelli 2008). La mappatura dei percorsi formativi svolti presso la CC Dozza di Bologna e l’IPM, ha evidenziato diversi progetti di alta qualità in grado di offrire competenze professionali spendibili nel contesto lavorativo esterno, anche attraverso lo sviluppo di piccole attività imprenditoriali. Tra le buone pratiche si rilevano il progetto RAEE avviato dal 2009, FID attivato nel 2012, il laboratorio sartoriale Gomito A Gomito iniziato nel 2010, Coltivare Cittadinanza avviato ad aprile 2014, Intra-Logos nato nel 2014. Il progetto propone la costruzione di una filiera produttiva che colleghi il detenuto con il mondo sociale e lavorativo esterno superando così i limiti e le criticità che caratterizzano il delicato passaggio tra dentro e fuori dal carcere.

Nel percorso di ricerca sono state realizzate molteplici interviste :

Valerio Monteventi, Fare impresa in Dozza (FID); Martino Colombo,  Gomito a Gomito; Valerio Guizzardi, Associazione Papillon Rebibbia e Cooperativa Sociale Croce Servizi; Dario Audiello, Centro per l’impiego Provincia di Bologna; Gaetano Vuozzo, Sportello carcere, Provincia di Bologna; Stefano Cuppini, Cooperativa Sociale Cefal; Paola Piazzi, Centro Poggeschi per il Carcere; Armando Reho, Ufficio detenuti e trattamento PRAP Emilia Romagna.

Supervisor: Prof.ssa Luisa Brunori
Ricercatori:

  • Alice Bano
  • Giorgia Bonaga
  • Daniela Tuccio

Il Modello Social Farm: microcredito e agricoltura

Il Modello Social Farm (“fattoria sociale”) si propone di avviare e sviluppare piccole imprese agricole basate sulla metodologia Grameen per rispondere alle esigenze economiche, ambientali e sociali del territorio e contrastare il problema dello spopolamento delle aree rurali.

Come? Attraverso:

  • il rilancio dell’agricoltura locale,
  • l’aumento delle opportunità di lavoro,
  • la valorizzazione adeguata dei prodotti del territorio e della capacità produttiva dell’agricoltura locale.

Come è noto, il fenomeno dello spopolamento comporta l’indebolimento delle attività economiche – come l’agricoltura, l’allevamento e il turismo – che nei contesti rurali trovano la loro vocazione più naturale. Inoltre, espone il territorio a pericoli ambientali (incendi, instabilità idrogeologica, negligenza paesaggistica) che interessano l’intera comunità. Infine, dal punto di vista sociale, lo spopolamento rende più costosi alcuni servizi essenziali per i cittadini come il trasporto, le comunicazioni, la salute.

Per affrontare il problema, la Politica Agricola Comune (PAC) ha individuato diversi cicli di misure specifiche, istituendo fondi che possono contribuire alla sostenibilità del progetto Social Farm.

Grameen Italia ha deciso di sperimentare il Modello Social Farm nella provincia di Bologna.

Obiettivi:

  • Implementare un programma di Microcredito Grameen specifico per il contesto agricolo e zootecnico;
  • Promuovere l’inclusione sociale e finanziaria di persone svantaggiate attraverso la formazione tecnica e imprenditoriale;
  • Valorizzare e sviluppare le risorse “inutilizzate” (luoghi e persone).

Gli elementi distintivi e definitori del Modello Social Farm sono:

  • Coinvolgimento di persone svantaggiate e vulnerabili,
  • Sviluppo e valorizzazione delle risorse umane e locali,
  • Generare capacità di produzione e riproduzione delle risorse umane (“da cercatori di lavoro a creatori di lavoro”),
  • Massimizzazione del bene comune attraverso l’avvio di imprese impegnate nella creazione di valore per l’intera comunità (fattorie didattiche, agricoltura eco-sostenibile, ecc.),
  • Costruzione di una filiera produttiva di qualità caratterizzata da prodotti salutari e nutrienti coltivati nel rispetto della tradizione territoriale e dell’ambiente (agricoltura biologica e prodotti a km zero).

La metodologia e il brand

Il Modello Social Farm prevede inizialmente l’inserimento dei potenziali beneficiari del programma di microcredito in un percorso di formazione tecnica (tirocinio extracurriculare o stage) orientato ad acquisire competenze specifiche sulla gestione di imprese di tipo agricolo o zootecnico.

La formazione tecnica è offerta dai molteplici partner distribuiti sul territorio (aziende agricole, cooperative, Università di Bologna) e consente ai beneficiari di specializzarsi nella gestione di attività agricole innovative (orticoltura, apicoltura, coltivazione della canapa ecc.).

Al termine di questa fase i beneficiari sono coinvolti da Grameen Italia in un percorso di formazione imprenditoriale (“training di Gruppo”) allo scopo di sviluppare l’idea di impresa ed elaborare il relativo business plan.

La documentazione prodotta durante il training viene analizzata da un’istituzione abilitata all’erogazione del microcredito che valuta, in fase di istruttoria, l’ammissibilità della domanda.

Una volta approvata la domanda, Grameen Italia accompagna i neo-imprenditori durante l’intero processo di sviluppo dell’impresa e restituzione del credito.

La Social Farm può essere avviata grazie all’utilizzo di beni e/o terreni messi a disposizione dai partner (ad es. comodato d’uso). In alternativa, le attività produttive del neo-imprenditore possono integrarsi in aziende agricole già esistenti, bisognose di migliorare le capacità produttive.

La qualità dei beni e degli alimenti prodotti dalle micro-imprese avviate grazie ai programmi di microcredito sarà garantita dal brand “Grameen Social Farm”. I ricercatori dell’Università di Bologna verificheranno e certificheranno gli standard di qualità e le caratteristiche dei prodotti meritevoli del brand.

Non solo: “Grameen Social Farm” sarà sinonimo di processi produttivi innovativi, alta tecnologia sociale e filiere produttive di qualità. Assicurerà ai consumatori locali alimenti salutari e nutrienti, coltivati nel rispetto dei lavoratori, dell’ambiente e della tradizione territoriale.

Infine, le imprese generate e i partner di progetto saranno invitati a partecipare alla costruzione di una vera e propria “Comunità Social Farm”: una rete di organizzazioni interessata a diffondere l’iniziativa in altri territori e a potenziare la capacità di inclusione sociale del Modello Social Farm.

La prima Social Farm

L’inaugurazione del progetto fattoria Solidale, a Ozzano dell’Emilia, è stata onorata dalla presenza di S. Ecc. l’Arcivescovo di Bologna
Matteo Maria Zuppi e  dal Magnifico Rettore dell’Università di Bologna, Francesco Ubertini (11/11/2016).

Una prima applicazione del Modello Social Farm nasce grazie alla collaborazione tra Fondazione Grameen Italia, il Dipartimento di Scienze Veterinarie e di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna, le Acli provinciali, l’Associazione Vet for Africa e il Comune di Ozzano dell’Emilia.

Il Dipartimento di Scienze Veterinarie ha avviato a partire da maggio 2016 un percorso di tirocinio extracurriculare per due studenti richiedenti asilo. Il tirocinio di durata annuale, finanziato dall’Associazione Vet for Africa, è stato attivato con l’intenzione di trasmettere ai due studenti tecniche di base per l’avvio e la gestione di attività di tipo zootecnico: un allevamento di piccoli ruminanti con produzione di latte.

Oltre alla formazione tecnica, i destinatari beneficiano anche di una formazione di tipo imprenditoriale che li supporta nell’elaborazione di un business plan sostenibile e di successo.

Al termine del percorso formativo i due beneficiari sono stati inseriti nel programma di microcredito progettato ad hoc per avviare un’attività imprenditoriale autonoma.

Progetto “Grameen Italia for Refugees”

Microcredito per l’educazione

L’Università di Bologna ha recentemente lanciato l’iniziativa “UNIBO for Refugees” allo scopo di promuovere l’integrazione di giovani rifugiati nel mondo universitario. L’Università di Bologna offre borse di studio e agevolazioni agli studenti richiedenti asilo/rifugiati che intendono iscriversi ai corsi universitari. Tuttavia, a causa dei tempi di attesa previsti tra l’iscrizione ai corsi e l’erogazione dei benefit, gli studenti rifugiati devono anticipare le tasse per d’immatricolazione. Spesso questo passaggio costituisce un grave problema per gli studenti che non hanno alcun tipo di reddito e rappresenta uno dei principali ostacoli all’inclusione nella comunità universitaria.

Obiettivi:

  • Offrire agli studenti rifugiati la possibilità di accedere ai corsi universitari e ai benefit a loro dedicati;
  • Offrire agli studenti l’opportunità di proseguire gli studi e ricostruirsi un futuro;
  • Superare il problema legato al pagamento delle tasse di immatricolazione ai corsi universitari.

Grazie all’accordo tra l’Università di Bologna e la Fondazione Grameen Italia, gli studenti titolari di protezione internazionale potranno ottenere un piccolo prestito agevolato per iscriversi ai corsi di laurea o laurea magistrale dell’Università di Bologna.

Grameen Italia anticiperà la prima rata delle tasse universitarie per gli studenti titolari di protezione internazionale che hanno presentato domanda di benefici Er.Go. Come previsto la metodologia Grameen i beneficiari del prestito saranno coinvolti in un percorso di accompagnamento e supporto finalizzato all’orientamento all’imprenditorialità.

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